Il “Forestiero Idrontino”

Stemma dell’Accademia degli Incogniti Fonte: Wikipedia

Andrea Peschiulli (Corigliano d’Otranto 1601 – Roma 1691), letterato di vasta cultura umanistica e giuridica, visse in numerose città italiane.

A Napoli fu segretario dei signori di Corigliano (che dovette abbandonare quando la famiglia perse il favore del viceré) e poté frequentare personalità come Tommaso Campanella.

Si trasferì poi a Corfù dove si dedicò all’insegnamento; fu quindi a Venezia, in Lombardia, in Piemonte e a Genova.

A Roma ricevette i maggiori apprezzamenti per un’attività letteraria che lo aveva portato a contatto con le principali accademie del tempo (Incogniti, Umoristi ecc.).

Ebbe anche la protezione e l’amicizia di L. Allacci che gli affidò la revisione dei suoi scritti latini.

Con lo pseudonimo di Forestiero Idrontino pubblicò gli argomenti in ottave del poema eroico l’Amadeida di G. Chiabrera (Guasco, Genova, 1654); diversi poemetti come Lo specchio de’ Principi (Moneta, Roma 1668), canzoni, sonetti, numerose odi tra le quali Il Polluce (Guasco, Genova 1652).

Un suo componimento poetico, La Fidalma, fu stampato nel vol. Le nuove Gare de’ disperati, storia già favoleggiata da Giovanni Ambrosio Marini (De’ Vincenti, Genova 1665)”.

Leggendo però l’edizione ottocentesca dell’Amadeide per i tipi dell’editore genovese Canepa si constata qualche discordanza. Spicca soprattutto in merito al Peschiulli la località di nascita, laddove lo Spotorno autore dell’edizione critica del poema, cui è premessa una VITA DI GABRIELLO CHIABRERA SCRITTA DAL CAV. P. GIO. BATTA SPOTORNO, parlando del Peschiulli annota in questo modo dando prova peraltro assai condivisibile che il Peschiulli non vide la luce a Corgliano Calabro, ma in Puglia a Corgliano Idrontino, toponimo poi semplificato in Corgliano, Corigliano e quindi modernamente in Corigliano d’Otranto, comune a sud di Lecce:

[…]L’anno 1654, per le stampe di Benedetto Guasco si pubblicò in Genova in forma di 12 la Amedeida poema eroico di Gabriello Chiabrera con gli argomenti in ottava rima del Forestiero Idrontino e con la vita dell’Auttore (“sic”) da lui stesso descritta. Dopo la dedicatoria del Guasco a Gio. Francesco Tasso, e dopo l’avviso dello “Stampatore”, si leggono le parole seguenti:
Questo poema esce in luce nella forma, che l’Autore lo compose da prima, e vivendo volse, che così appunto si stampasse.
Come avvenisse che un poema composto dapprima di soli canti dieci, qual si legge nell’edizione del Guasco, crescesse fino a canti 23, quanti se ne contano in quella del Pavoni, può vedersi nelle lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal signor Ponthenier.
Avendo promesso di dare in questa nostra edizione l’una e l’altra “Amedeide”, e non volendo ingrossare il volume, si è pensato di collocare appiè di ogni canto della “maggiore” tutte le varietà che s’incontrano nella minore; notando accuratamente tutto ciò che non è in questa e si trova in quella, e riscontrando minutamente l’uno e l’altro esemplare per cavarne le varianti.
Nell’Amedeide minore, innanzi al canto primo si legge così:
SOGGETTO DEL POEMA.
Che uno Amedeo di Savoja già difendesse Rodi, è fama universale: alcune istorie dicono ch’egli la difendesse da Ottomano Signore de’ Turchi; ma qual modo fosse tenuto in difenderla, non si racconta distintamente: come potesse avvenire narrasi in questo poema, per dare diletto a’ Lettori.
Il “Forestiero Idrontino” che fece gli argomenti all’Amedeida minore, è “Andrea Peschiulli”, natìo di Corgliano in terra d’Otranto, e perciò detto latinamente “Idrontino”; e stampandosi quegli argomenti in Genova, tanto lontana dalla sua patria, con ragione poteva darglisi il titolo di “Forestiero”.
Fu amico di alcuni Genovesi, e specialmente del famoso Padre Angelico Aprosio, che ne fa onorevol memoria nella “Biblioteca Aprosiana” pag. 336 e segg.
“Argomento del Peschiulli al canto I.
dell’Amedeida minore.”
Prega per Rodi il gran Battista, e scende
Angelo in Sciro, onde Amedeo ritrove;
E ‘l famoso Guerrier, poichè l’intende.
Inver l’isola oppressa indi si move.
Scorgelo Aletto, ed Ottomano accende.
Perchè gli assalti alla città rinnove;
Ma il fiero Trace a la Sultana a lato
Vede prima in gran campo il Campo armato.
Nell’edizione dell’Amedeide maggiore, Genova, Pavoni, 1620, in 4.º dopo il frontespizio si legge “il Contenuto del poema”, che giudichiamo lavoro del Chiabrera. In esso con poche parole si dà il sommario d’ogni canto. Quello del primo dice così:
Nel primo canto l’Angelo invita Amedeo a Rodi; il Diavolo ne dà notizia ad Ottomano: egli fa rassegnare; e si parla di Sultana sua Dama.

da Cultura-Barocca

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Pensionato di Bordighera (IM)
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